"Solo et pensoso" è un sonetto composto da Francesco Petrarca, uno dei maggiori poeti italiani del XIV secolo, appartenente al periodo del Rinascimento.
Il componimento fa parte della collezione di sonetti intitolata "Il Canzoniere". "Solo et pensoso" è il numero CXXVIII su un totale di 366 sonetti.
In questo sonetto, Petrarca descrive uno stato d'animo di solitudine e pensieroso che lo tormenta. L'io lirico è immerso in una profonda riflessione interiore, caratterizzata da un'assenza di interesse verso il mondo esterno e dalle afflizioni dell'amore non corrisposto.
L'inizio del sonetto, "Solo et pensoso i più deserti campi / vo mesurando a passi tardi e lenti", evidenzia la solitudine dell'io lirico, che cammina per campi desolati, simboleggiando il suo isolamento e la sua tristezza.
Petrarca utilizza l'immagine di una grotta selvaggia e oscura per rappresentare l'intensità della sua angoscia interiore, descritta nel verso "Rimembrando il mio viver pasto amaro, / né cibo o bevanda prendo né gioco, / e quale io sono e quale io più non voglio."
Nella seconda parte del sonetto, l'io lirico ricorda il suo amore non corrisposto per la donna idealizzata, Laura, un tema centrale nella poesia petrarchesca. L'io lirico si rivela come un uomo diviso tra il desiderio di abbandonare il suo stato di malinconia e la volontà di rimanere fedele al suo amore infelice.
"Solo et pensoso" rappresenta un esempio emblematico del delicato equilibrio tra dolore e bellezza, sfiducia e speranza, che caratterizza la poesia di Petrarca. Il sonetto è un omaggio al potere del sentimento amoroso e alla capacità di influenzare profondamente la vita dell'individuo.
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